Auguri

Stavolta li ho cercati con cura gli Auguri per te. Si devono chiudere gli occhi e camminare attraverso le paccottiglie per strada, le vacanze ai Caraibi, i sorrisi per le mance, le circolari d’auguri e gli abusi alimentari. Attraversare le prediche, i messaggi istituzionali e le buone intenzioni. Scavalcare i sogni dei bambini, i regali sotto l’albero e le lacrime di chi riesce ad essere buono almeno per un giorno. Più avanti, superare gli abbracci, le gratifiche in busta paga e i lavori stagionali, che vanno insieme alle riflessioni profonde, all’esoterismo sul solstizio d’inverno ed al riposo inatteso davanti a un camino (diceva Ungaretti, “lasciatemi qua, come una cosa posata e dimenticata”). Ancora oltre, cominciano le ragioni del cuore che si destreggia tra i ricordi e gli affetti, cercando una pace in terra malgrado la buona volontà degli uomini, ed inizia infine a filtrare, dal vuoto del cuore, come un vecchio disagio della luce a splendere in questo mondo ed il suo splendore nonostante tutto, nel posto dove gli Auguri sono comunque, perfetti, brillanti ed a prescindere dal 25 dicembre.