istituto privato di ricerca + insegnamento + divulgazione scientifica = fondato a Palermo nel 1994

domenica 24 ottobre 2010

La realtà è interattiva?

Albert Einstein non riuscì mai a digerire l'ipotesi (accertata in fisica quantistica) che l’osservazione fosse effettivamente dipendente dall’osservatore.
John Wheeler, suo collega a Princeton, teorizzò invece un “universo partecipativo”.
L’ultimo Prigogine (“La fin des certitudes”, 1996) è convincente del ricondurre tutta la faccenda in termini di scienza rassicurante, ampliando i termini della meccanica classica e della  fisica quantistica.

Non tutto, però, può essere rassicurato.
Il fragore di un ramo che si schianta in una foresta, esiste in assenza di osservatore?
Il ramo schiantato è un fatto, ma quel “fragore” senza un uomo che lo oda non è mai esistito.
Il nostro mondo di uomini è costituito da fatti e da “fragori percettivi”.
La variazione del campo e-m in alto mare è un fragore percettivo per gli uccelli migratori, ma per l’uomo è solo un fatto.
Viceversa, il nostro corpo soffre e muore sommerso da fragori percettivi che non sono “fatti” per nessun altro al mondo, a meno che non li esprimiamo come sentire soggettivo.

La correlazione fra fatti ( = dati oggettivi osservati in terza persona) e percezioni espresse ( = dati soggettivi espressi in prima persona) è quel “problema difficile” delle Neuroscienze a cui Francisco Varela diede una sistematizzazione con la sua Neurofenomenologica (1997): ogni osservazione scientifica del reale deve comprendere entrambe le serie di eventi. E l’osservatore deve maturare un training ed una competenza specifica per potere registrare entrambe le serie in relati scientificamente plausibili.
Il primo Autore a imporre questo, nella Scienza e nella Medicina contemporanee, fu Samuel C. Hahnemann (1810) ed i suoi continuatori portano avanti questo Programma da duecento anni.

Anche questa, peraltro salda, concezione scientifica non riesce a rassicurare del tutto.
L’indivisibilità tra osservatore ed osservato occupa un posto centrale in Tradizioni come quella induista e buddhista.
Sullo stesso binario, l’universo olografico di Bohm, il cervello olografico di Pribram, i campi morfici di Sheldrake ed il fenomeno dell’entaglement in Fisica.
In generale, nelle diverse interpretazioni del Pensiero Sistemico e della teoria della Complessità è del tutto evidente che la memoria è una proprietà distribuitiva del Sistema. E che le interazioni sono non-locali in ogni Sistema non fisicamente inerte (dotato cioè di qualche coerenza), come sono tutti i viventi, tutti i corpi celesti, tutti i cristalli e tutti gli atomi…

La revisione di questo genere di teorizzazioni ci ha portati più vicini a capire le correlazioni a distanza, gli OBE (out body experience), le NDE (near deth experience), il “fenomeno della centesima scimmia”, e cose del genere.

La scienza ruba spazi mirabolanti di rassicurazione, piattaforme operative per la gente, sottraendole alla semplicità dell’indeterminato scorrere degli eventi.

1 commento:

  1. In principio
    uno spazio vuoto
    e un tempo zero:
    infinita velocità ?

    Convertita in energia
    da una singolarità,
    donde esplose l'universo ?

    L'immensità.

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