istituto privato di ricerca + insegnamento + divulgazione scientifica = fondato a Palermo nel 1994

lunedì 7 febbraio 2011

Un archetipo delicato

Maria Schneider (27.3.1952-3.2.2011), nel suo piccolo, è stata la manifestazione di un archetipo, come al meglio succede negli artisti, sempre che il loro corpo lo possa sopportare. 
Ai tempi di “Ultimo tango a Parigi” aveva nemmeno vent’anni (la stessa età che avevo io quando lo vidi). Attraverso lei passò un feeling molto delicato che ci sentivamo addosso a quell’età. Il film è archetipale anche rispetto Parigi, e lei era parigina.
In “Cari Genitori” è una adolescente che scappa da casa; sua madre la ritrova all’estero che vive alla giornata, lei le dice: “se mi presti i soldi, ti offro una cioccolata”.
In “Professione Reporter” è su una spider scoperta che corre su una strada sperduta, e chiede a lui che guida “Da che cosa scappi?”. Lui risponde “Voltati e guarda”. E lei, davvero, si volta e guarda.
L’ultima scena di questo film è un campo lungo in cui tutto succede e si compie, fra un suo andare e venire nella scena senza parole, all’imbrunire. Una metafora di qualcosa di molto delicato che si riferisce, questa volta, ad ogni età della vita.
L’artista, come ogni uomo, non possiede ciò che passa attraverso lui. Ne è attraversato. Lo interpreta.
Anche l’artista infine passa ma, per un pò, resta fra noi l’immagine della sua interpretazione.

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